“La desolazione di Smaug” vista da me medesimo

“La desolazione di Smaug” vista da me medesimo

La mia recensione al primo film dello Hobbit la trovate qui

Già all’inizio Brea ci viene descritta come ‘alla frontiera” della Contea, mentre è a circa un giorno di viaggio in pony. “Iniziamo male”, penso. Ma non ho il tempo di riprendermi da questo errore veniale che il flashback finisce e vediamo che i Nani sono inseguiti dagli Orchi. E questo sarà una costante di tutto, tutto, tutto il film.

Ma come hanno fatto gli orchi a “riacquisire” i Nani provvidenzialmente aviotrasportati altrove dalle Aquile? Non è noto, e io sto ormai imparando a non pormi domande sul raziocinio della sceneggiatura.

I Nani, dicevo, sono inseguiti da presso dagli orchi, e decidono di asserragliarsi nella magione di Beorn, che potrebbe essere tanto loro amico quanto loro nemico (furbi!). E chiudono fuori il padrone di casa. Che la mattina dopo è in casa. Non capisco, ma la cosa è familiare e mi tranquillizza (come direbbe Ratman). E anche questo rimarrà una costante per tutto, tutto, tutto il film.

Lasciato Beorn i nostri si avventurano per Bosco Atro, hanno una scaramuccia con i ragni e vengono imprigionati dagli Elfi di Thranduil, che abita in un open space e rivelerà, fugacemente, di essere un Visitor.
Dove sono il lungo vagare dei Nani nell’immensità di Bosco Atro, il loro soffrire la fame, il loro cercar cibo ai banchetti dei silvani? Ma come, si deve ‘allungare il brodo’ e si taglia? Mah, non capisco …

E arriviamo al primo punto della mia (prima) solenne arrabbiatura. No, non è la lovestory elfo-nanica.  Hollywoodianamente è un must. Mi sarei stupito se Tauriel si fosse invaghita di un nano-che-sembra-nano (tipo Bombur). Ma essendosi invaghita di un nano-bonazzo, che c’è di strano se bonazza e bonazzo si innamorano?

La mia arrabbiatura si ha quando Legolas “sequestra i documenti” a Gloin. I Nani *in Tolkien* sono estremamnte riservati, tanto da non rivelare a nessuno i propri nomi, spingendosi a incidere i propri nomi “non Nanici” perfino sulle lapidi. E il neozelandese nefasto ci propina un Nano che va in giro con la foto di moglie e figlio – e la Mastercard no?
Nun ja posso fa!

I nostri riescono a fuggire nei barili, prontamente inseguiti dagli orchi. Scenograficamente i combattimenti son molto belli, e godibili. Se non ci si stupisce che gli elfi si facciano prendere di soppiatto dagli orchi, i quali orchi uccidono elfi a piene mani, finché non arrivano i due elfi-ninja (Tauriel e Legolas) a decimarne i ranghi. Mah!

Settecentrotrentumilaquatrocentododici orchi morti dopo, i nostri (tredici nani, un hobbit – i due elfi ninja seguono, un poco staccati) arrivano a Esgaroth. Di questa “fase” mi ricordo Thorin che fa un discorso keynesiano basato sull’aumento di reddito per la città che si avrà quando lui sarà Re sotto la Montagna, Kili ferito (e rimane in città insieme a un altro paio di Nani) curato da Tauriel travestita da Galadriel di terza classe, genioLegolas che tira frecce anche a nemici distanti 40cm ma se incontra Borg dall’altra parte di un vicolo, a decine di metri, estrae la spada.
E poi _quella_cosa.
Quella che credo sarà sempre al top delle cose che non perdonerò al neozelandese nefasto nella seconda trilogia . .. l’athelas ai porci. Un’athelas, tra l’altro, rappresentata come un’erbaccia e non come il cespuglio che è.

Ma riprendiamo il film. Dieci nani e un hobbit si dirigono quindi verso la Montagna solitaria. ma visto che il brodo va allungato, sono di strafretta. Vanno velocissimi verso la porta segreta. Che è … segreta. Peccato che sia molto vicina all’immensa immagine di un Nano scavata nella montagna. Tanto valeva mettere una freccia al neon con la scritta “entrata segreta”. Essendo una entrata conosciuta da pochi, all’interno c’è una bella mappa del regno Nanico. Logico, no?

Ma arriviamo al momento che aspettavo: l’incontro tra Bilbo e il drago. Che Bilbo sia così poco silenzioso (ma non era lo scassinatore?) lo accetto a stento. Che il tesoro sia composto da un numero  elevatissimo di monete d’oro, che mi fa solo domandare quanti cavolaccio di flipper ci fossero a Erebor, nei giorni del suo splendore, anche va giù un po’ a fatica. Che Smaug, novello Paperon de Paperoni, nuoti sotto le monete lo inghiotto (a fatica). Parimenti a stento accetto che non abbia il panciotto di diamanti e pietre dure. Ma che Bilbo non usi l’anello del’invisibilità nell’inconto col drago non lo tollero. E, ancora meno, tollero che il drago lo lasci vivere più di 90 secondi.
Altra scena (altrimenti splendida) mandata parzialmente a donnine allegre
Scoperto l’intruso, abbastanza ovviamente inizia un inseguimento dei Nani da parte del drago, inseguimento che mostra come, secondo PJ, la città nanica era una enorme, grandissima caverna suddivisa da grandi divisori, spesso abbattuti dal drago nella sua foga. Il concetto di tunnel e sale laboriosamente scavati nella roccia viva non  è per PJ.

Durante l’inseguimento c’è, a mio parere, l’unica idea sensata parto degli sceneggiatori: combattere Smaug con l’acqua (di raffreddamento). Essendo una splendida idea viene accantonata, preferendo usare dell’oro fuso nelle fucine termonucleari dei Nani. Solo a me viene in mente il terzo Alien, (piombo fuso e acqua)?

Ed ecco che il drago se ne va, e finisce il film, di botto! Senza senso! (citando “Boris”)

Un drago che abbandona dei nemici vivi nella sua tana e va via a menare altri??? Assurdo quasi quanto Bilbo che lo affronta visibile!

E Gandalf, vi chiederete voi? Ho vaghi ricordi. Dà un appuntamento a Radagast in un luogo scomodo e pericoloso solo per dirgli “vai ad avvertire gli altri, nella trappola ci vo’ da solo”; esplora furtivo Dol Guldur  suonando una trombetta, pestando forte i piedi per terra e urlando “Annunciazione! Annunciazione!”
Vabbeh, non è andata esattamente così, ma come livello di furtività non si discosta molto da quello visto nel film; ogni tanto pesta i piedi e urla “Sauron vieni fuori!” o qualcosa di simile

In sintesi, visivamente – l’ho visto in 3d 48fps – “La desolazione di Smaug” è un capolavoro.

Ma, come già Avatar, oltre il treddì c’è poco.

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