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Una poesia, tante versioni

Una poesia, tante versioni

Con queste poche righe voglio solo mostrare come ci siano diverse (in tutti i sensi) traduzioni della Poesia dell’Anello: alcune ci possono piacere più di altre, ma non è questo il punto.

Il punto è che non ha senso sperare in una traduzione “perfetta”. Ogni traduttore fa tantissime scelte, e non tutte possono piacere a tutti. Più traduzioni ci saranno, meglio sarà. Anche se, naturalmente, è meglio l’originale

Quindi, iniziamo, in ordine “di apparizione”:

Vittoria Alliata (Astrolabio)
Tre Anelli per i Re Gnomnici
Che dominano nell’eternità,
Sette per i Principi dei Nani
Che nei manieri di pietra sono,
Nove per i Miseri Uomini
Destinati alla mortalità.
L’Unico per l’Oscuro Signore
Seduto sull’oscuro trono
Nella Terra di Mordor
Dove l’Ombra incombe.
L’Unico Anello per dominarli,
L’Unico Anello per trovarli,
L’Unico Anello per afferrarli
E vincolarli nell’oscurità
Nella Terra di Mordor
Dove l’Ombra incombe.

Elémire Zolla (Rusconi e Bompiani, introduzione)
Tre anelli per i re degli Elfi sotto il cielo,
Sette per i signori dei nani nelle aule di pietra,
Nove per gli uomini votati alla morte,
Uno per il Signore tenebroso sul cupo trono
Nella terra di Mordor dove posano le ombre.
Un unico anello per reggerli tutti e trovarli,
E adunarli e legarli nel buio,
Nella terra di Mordor dove posano le ombre.

Vittoria Alliata e Quirino Principe (Rusconi e Bompiani, testo)
Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.

Ottavio Fatica (Bompiani/Giunti)
Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo,
Sette ai Principi dei Nani nell’aule di pietra,
Nove agli Uomini Mortali dal fato crudele,
Uno al Nero Sire sul suo trono tetro
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.
Un Anello per trovarli, Uno per vincerli,
Uno per radunarli e al buio avvincerli
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.

E, dulcis in fundo, l’originale:

John Ronald Reuel Tolkien
Three Rings for the Elven-kings under the sky,
Seven for the Dwarf-lords in their halls of stone,
Nine for Mortal Men doomed to die,
One for the Dark Lord on his dark throne
In the Land of Mordor where the Shadows lie.
One Ring to rule them all, One Ring to find them,
One Ring to bring them all and in the darkness bind them
In the Land of Mordor where the Shadows lie.

Le opere di Tolkien sulla Terra di Mezzo

Le opere di Tolkien sulla Terra di Mezzo

Ecco un elenco delle opere di J.R.R. Tolkien, comprese quelle postume, che riguardano la Terra di Mezzo, e che formano il cosiddetto Legendarium.

  • Lo Hobbit (1973) (titolo originale the Hobbit, 1937/1951): nasce come “fiaba della buonanotte” per i figli di Tolkien, ma diviene rapidamente un classico per l’infanzia. Nel 1951 viene pubblicata una seconda edizione inglese con poche ma cruciali modifiche alla storia. per “raccordarlo” al Signore degli Anelli che verrà pubblicato pochi anni dopo. È questa edizione che verrà poi tradotta in italiano. Libro consigliato anche agli adulti
  • Il Signore degli Anelli (1971) (titolo originale the Lord of the Rings, 1954-55): capolavoro di Tolkien, tradotto in tantissime lingue. La seconda edizione inglese, che aggiunge una prefazione e alcune modifiche, è del 1966
  • Il Silmarillion (1978) (titolo originale Pictures by JRR Tolkienthe Silmarillion, 1977). primo libro postumo, editato dal figlio e erede letterario Christopher. Contiene una sintesi del materiale della Prima e Seconda era sucessivamente raccolto nella Storia della Terra di Mezzo
  • Le Avventure di Tom Bombadil (1978) (titolo originale: The Adventures of Tom Bombadil, 1962) ) è una raccolta di sedici poemi della tradizione Hobbit, di cui solo i primi due riguardano Tom Bombadil, che comprendono bestiari e fiabe.
  • Immagini (1989) (titolo originale Pictures by JRR Tolkien, 1979) è la prima raccolta di disegni (compresi abbozzi) che Tolkien fece per le sue oipere. Comprende i disegni già pubblicati nello Hobbit
  • I Racconti Incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo (1981) (titolo originale: Unfinished Tales of Nùmenor and Middle-earth (1980) – anche noto semplicemente come Unfinished Tales) anche noti semplicemente come Racconti Incompiuti:  sono un insieme di storie scritte ma mai completate da J.R.R. Tolkien, pubblicate con la curatela del figlio Christopher Tolkien.  I racconti riguardano episodi di tutte e tre le Ere, pertanto è bene leggerli solo dopo aver letto Lo Hobbit, il Signore degli Anelli e il Silmarillion. Non fa parte della Storia della Terra di Mezzo malgrado sia il primo libro pubblicato con un apparato di note abbastanza consistente.  Chi trovasse tale apparato di note poco interessante valuti bene se proseguire con la lettura della Storia della Terra di Mezzo, che è assai più frammentata e ha un apparato di note mediamente più ampio.
  • La Storia della Terra di Mezzo (titolo originale: The History of Middle-earth – talvolta abbreviata dagli appassionati in HoMe) si compone di 12 volumi – più un tredicesimo di indici – pubblicati postumi da Christopher Tolkien e contenenti abbozzi, storie abbandonate, storie interrotte, poemi non completati e riflessioni su svariati aspetti della Terra di Mezzo; talvolta contengono diverse versioni di uno stesso testo. Tutti e dodici contengono un corposo apparato di note esplicative che li rende, a mio avviso, più adatti ad uno studioso che a un lettore. È previsto che tutti i volumi vengano tradotti in italiano entro il 2026.
VolTitolo ItalianoTitolo originaleDescrizione
1Il libro dei Racconti Perduti – Prima parte (2022)The Book of Lost Tales, Part One (1983)tradotto una prima volta come Racconti Ritrovati (1986): Insieme alla seconda parte contengono la primissima stesura (datata negli anni a cavallo del 1920) dei racconti che poi verranno pubblicati, postumi, nel Silmarillion.
2Il libro dei Racconti Perduti – Seconda parte (2022)The Book of Lost Tales, Part Two (1984)tradotto una prima volta come Racconti Perduti (1987) ): Insieme alla prima parte contengono la primissima stesura (datata negli anni a cavallo del 1920) dei racconti che poi verranno pubblicati, postumi, nel Silmarillion. Di particolare interesse, a mio avviso, la prima versione della storia della caduta di Gondolin, presente in questo volume.
3I Lai del Beleriand (2022)The Lays of Beleriand (1985)diverse versioni in versi, mai completate, della storia dei figli di Húrin e della storia di Beren e Lúthien
4La formazione della Terra di Mezzo (2023)The Shaping of Middle-earth (1986)contiene altre versioni delle storie pubblicate successivamente nel Silmarillion, la prima mappa del Beleriand, le prime versioni degli “Annali del Beleriand” e degli “Annali di Valinor”
5La Strada Perduta ed altri scritti (2023)The Lost Road and Other Writings (1987)contiene la prima versione della storia della caduta di Numenor, “La strada Perduta” (una storia che parla di reincarnazione) oltre a versioni successive degli annali del Beleriand e di Valinor
6Il ritorno dell’Ombra (2024?)The Return of the Shadow (1988)anche noto come The History of The Lord of the Rings, vol.1, contiene alcune bozze (comprese le varie versioni abbandonate dell’inizio della storia) di gran parte della Compagnia dell’Anello
7Il tradimento di Isengard (2024?)The Treason of Isengard (1989)anche noto come The History of The Lord of the Rings, vol.2, contiene altre bozze dei capitoli che compongono grossomodo i primi tre libri del Signore degli Anelli
8La guerra dell’Anello (2025?)The War of the Ring (1990)anche noto come The History of The Lord of the Rings, vol.3, contiene le bozze dei capitoli dalla fine del terzo libro a tutto il quinto
9La disfatta di Sauron (2025?)Sauron Defeated (1992) anche noto come The History of The Lord of the Rings, vol.4anche noto come The History of The Lord of the Rings, vol.4, contiene le bozze del sesto ed ultimo libro del Signore degli Anelli” e di parte delle Appendici. Inoltre comprende le Notion Club Papers e un’altra versione della caduta di Númenor
10L’Anello di Morgoth (2026?)Morgoth’s Ring (1993)anche noto come The Later Silmarillion, vol.1, contiene la più recente versione dell’Ainulindale e di alcune delle storie poi pubblicate nel Silmarillion, oltre all’interessante dibattito “Athrabeth Finrod ah Andreth”
11La guerra dei gioielli (2026?)The War of the Jewels (1994)anche noto come The Later Silmarillion, vol.2, contiene la più recente versione degli ultimi capitoli del Silmarillion oltre a molto altro materiale
12I popoli della Terra di Mezzo (2026?)The Peoples of Middle-earth (1996)contiene ulteriori bozze e commenti sul Prologo e sulle Appendici del Signore degli Anelli oltre a molti degli ultimi scritti di Tolkien riguardanti la Terra di Mezzo
13?The History of Middle-earth Index (2000)questo volume raccoglie gli indici dei precedenti 12 volumi;
  • L’Ultima canzone di Bilbo (2003?) (in originale: Bilbo’s Last Song, 1990)): È una poesia scritta da Bilbo, in procinto di lasciare la Terra di Mezzo, e da lui recitata ai Porti Grigi;
  • I Figli di Húrin (2007) (titolo originale:The Children of Húrin, 2007): Sintetizza in un solo racconto le diverse versioni della storia dei figli di Húrin. È basato in gran parte sulla versione della storia pubblicata nei Racconti Incompiuti;
  • Beren e Lúthien (2017) (titolo originale: Beren and Lúthien, 2017): raccoglie le versioni della storia di Beren and Lúthien, comprese quelle in versi pubblicate, in inglese in  The Lays of Beleriand, tutte già pubblicate in inglese. L’apparato di note è ridotto, rispetto alla Storia della Terra di Mezzo;
  • La Caduta di Gondolin (2018) (titolo originale: The Fall of Gondolin, 2018): raccoglie diverse versioni della storia della caduta di Gondolin e del viaggio di Earendil, tutte già pubblicate in inglese. Ha un apparato di note ridotto, rispetto alla Storia della Terra di Mezzo:
  • The Nature of Middle Earth, (2021): raccoglie altri brani e frammenti, alcuni già editi (taluni anche in italiano). Ha un corposo apparato di note, e viene considerato un ufficioso quattordicesimo volume della Storia della Terra di Mezzo.
  • The Fall of Numenor, (2022): raccoglie e sistematizza in un ordine cronologico il materiale già pubblicato riguardante la Seconda era.

Riguardo al Legendarium di Tolkien c’è un altra opera estremamente interessante: l’epistolario. Pubblicato nel 1981 come The Letters of J.R.R. Tolkien (in italiano tradotto una prima volta come La realtà in trasparenza (1990) e, successivamente, come Lettere 1914/1973 (2018)) con la curatela di Humphrey Carpenter e con l’assistenza di Christopher Tolkien, non è stato inserito nell’elenco precedente sia perché non è un’opera di narrativa, sia perché certamente Tolkien non prevedeva che le sue lettere sarebbero state pubblicate. Ciò nonostante è un libro essenziale per conoscere il Tolkien uomo e, ancora di più, il Tolkien scrittore, capace di darci un punto di vista unico, e per certi versi privilegiato, sulla sua stessa opera.

Cosa ne penso di … il libro “The gallant Edith Bratt”

Cosa ne penso di … il libro “The gallant Edith Bratt”

The Gallant Edith Bratt Non sono in grado di dare un giudizio netto su questo libro, che ho trovato abbastanza scorrevole. Ma che analizza solo fino al 1919.

Qui, nella pagina dell’editore, potete trovare l’indice

Da un lato ho apprezzato che si parli di Edith Bratt, l’analisi sociologica per capire che tipo di infanzia possa aver avuto – come figlia illegittima – che si mia messo in luce che aveva una rendita che le permetteva di essere finanziariamente indipendente. Ho trovato molto interessante l’accenno al fatto che potrebbe aver dovuto evitare la vita sociale a Oxford per evitare domande sulla sua famiglia d’origine (quali “che lavoro fa tuo padre?” ). Ho apprezzato che sia sottolineato quanto Edith abbia aspettato Ronald, anche dopo che lui la ricontattò e lei sciolse il precedente fidanzamento, che siano mostrate le peregrinazioni per seguire il marito convalescente dalla febbre da trincea.
Interessante anche la critica alla Biografia di Carpenter, “allineata” ai desideri (probabilmente in gran parte legittimi, a mio parere) di Christopher

Dall’altro non mi sono piaciute le “interpretazioni” dei disegni di Tolkien. Tutte plausibili e verisimili. Ma ci hanno visto ciò che c’era o ciò che ci hanno voluto vedere? Solo Tolkien saprebbe dircelo.
Non ho apprezzato molto la gran quantità di ipotesi, benché quasi sempre fondate e verisimili, su tanti aspetti della vita di lui, della vita di lei o della vita della coppia.
Non ho apprezzato per nulla le conclusioni, che considerano la biografia di un autore parte essenziale per capire l’opera. Per me può essere utile, ma è l’opera a dover essere analizzata.

Infine non riesco a decidermi se considerare inutile o dannosa l’appendice sul, sanscrito: in queste 4 pagine ci sono risposte agli argomenti di uno studioso che afferma (se ho ben capito) che Tolkien non conoscesse bene il sanscrito.
A fronte di poche righe nel testo in cui la conoscenza di Tolkien del sanscrito viene data per sicura.

Consigliarlo, quindi? Onestamente … boh, forse sì
Lo trovo utile ma certamente non indispensabile.

Mi piacerebbe sentire le opinioni di altre persone che lo abbiano letto. Se volete, scrivetele nei commenti

In che ordine leggere le opere di Tolkien?

In che ordine leggere le opere di Tolkien?

Premesso che non c’è una risposta univoca adatta a qualunque lettore, personalmente suggerisco di leggere le opere di Tolkien (meglio se il testo originale inglese) nell’ordine di pubblicazione: pertanto Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e il Silmarillion.
Dopo aver letto questi tre, immagino che il lettore conosca un po’ meglio la Terra di Mezzo di Tolkien e possa autonomamente scegliere come proseguirne l’esplorazione . Personalmente suggerirei di continuare con i Racconti Incompiuti e con l’epistolario (edito come Lettere. 1914-1973)

Fornisco ora alcuni spunti di riflessione sul perché scegliere (o non scegliere) come prima lettura ognuno dei tre testi citati:
Lo Hobbit: agile e leggero (circa 300 pagine), nasce come “fiaba della buonanotte” dei figli di Tolkien; ha per me il solo rischio di apparire troppo “leggero” al lettore che si avvicini al testo magari avendo letto Signore degli Anelli o avendo visto la trilogia cinematografica del Signore degli Anelli di Jackson;
Il Signore degli Anelli: è il capolavoro di Tolkien che gli ha dato fama in tutto il mondo. Potrebbe essere uno splendido libro per approcciarsi a Tolkien; ma la mole (circa 1500 pagine) potrebbe spaventare un lettore poco esperto; inoltre c’è chi ha trovato difficile superare il Prologo e i primi capitoli, ritenuti “troppo lenti” (quantomeno nella traduzione della Alliata);
Il Silmarillion: opera postuma del professore oxoniense, è una sorta di “bibbia degli elfi”: inizia con la creazione dell’universo e continua con racconti “prima della storia”, delle guerre degli elfi contro Morgoth nella Prima Era e tanto altro. Un testo meraviglioso ma non facile, a tratti quasi troppo asciutto. Pertanto, lo sconsiglio a chi non apprezzi già le opere di Tolkien e voglia sapere di più sul mondo da lui creato.

Una analisi un po’ più approfondita dello stesso tema è sul sito dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani:

Come iniziare a leggere Tolkien? I primi passi
Leggere Tolkien: c’è un ordine giusto?
Leggere Tolkien: le altre opere sulla Terra di Mezzo


Racconti Incompiuti, Ritrovati, Perduti … ma quanti sono?

Racconti Incompiuti, Ritrovati, Perduti … ma quanti sono?

I Racconti Incompiuti sono un insieme di testi interrotti (da qui il nome) ma tutti molto interessanti. Come anche le note che li accompagnano

I Book of Lost Tales I & II  (in italiano Racconti Ritrovati e Racconti Perduti) sono i primi due volumi dei dodici della History of Midlle Earth, insieme di “versioni precedenti”, “versioni abbandonate”, riscritture e brani sparsi riguardanti gli scritti pubblicati, insieme a un corposo apparato di note. Sono, in sintesi, la prima versione (del 1917-27 circa) delle storie pubblicate postume nel Silmarillion

Una descrizione più articolata la potete legge in questo articolo del sito dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani

Aragorn a Edoras: una supercazzola?

Aragorn a Edoras: una supercazzola?

Il titolo è scanzonato, ma l’interrogativo è serio.

Come mai Aragorn si impunta nel non voler lasciare la spada alla soglia della reggia di re Theodern?

Un motivo “fuori della storia” potrebbe essere che Tolkien volesse citare, modificandola da par suo, l’analoga scena del Beowulf.
“All’interno della storia” un motivo c’è. Come spiega lo stesso Aragorn, avrebbe immediatamente assecondato la richiesta del padrone di casa se avesse avuto una spada altra da Anduril: una spada antichissima (3500 anni, circa), la spada che era stata di Elendil suo avo, un antico cimelio della sua famiglia, un simbolo della sua regalità come erede al trono di Gondor, una spada temuta anche da Sauron. Infine è possibile non si fidasse molto della corte di Edoras “in mano a Vermilinguo” e temesse trafugassero la sua spada. Quindi buone ragioni ne avrebbe avute.

Però è stato pronto a inseguire i rapitori di Merry e Pipino a rischio di perdere la vita (oltre che la spada) in un combattimento tre contro cento. Inoltre Gandalf lascia la sua spada – ben più antica di Narsil/Anduril perché appartenuta al re di Gondolin – senza batter ciglio.

Nel suo libro “Aragorn, J.R.R. Tolkien’s Undervalued Hero” Angela P. Nicholas ipotizza che Aragorn faccia una “messa in scena” (la supercazzola del titolo) per poi rendere più facile ad Hama il violare gli ordini e ammettere Gandalf **col bastone**, con il quale (ma sospetto non solo grazie al quale) Gandalf libera Theodern dagli influssi di Grima. Io concordo con questa ipotesi, che mi rende finalmente comprensibile l’apparentemente inconcepibile (per me) scatto di orgoglio di Aragorn

E voi che ne pensate? Scrivetelo nei commenti!

Cosa ne penso di … Il libro: “Aragorn, J.R.R. Tolkien’s Undervalued Hero” di Angela P. Nicholas

Cosa ne penso di … Il libro: “Aragorn, J.R.R. Tolkien’s Undervalued Hero” di Angela P. Nicholas

Aragorn: J. R. R. Tolkien's Undervalued Hero
Aragorn: J. R. R. Tolkien’s Undervalued Hero

Lo considero un buon libro – diciamo 7,5-8 su 10

Concordo completamente con Christina Scull che, nell’introduzione (Foreword) al libro scrive:

“It is not that she reveals unknown facs or makes some new interpretation, but rather, in an admirarly readable and through manner, by means of a careful and detailed analysis of Tolkien’s text as it relates to Aragorn, his interacrion with others, and his response to events, she uncover aspectsof the character which may not be immediately apparent to readers.”

Non sono d’accordo con tutte le sue affermazioni – ma mi pare di essere in disaccordo su piccolezze – ma sottolineo come tutte le sue deduzioni e analisi sono basate sul testo di Tolkien. Inoltre è un libro che da da riflettere sui passi di Tolkien: il che è sempre un bene, per me.

Inoltre, nel complesso, è facile non notare sotto quanta costante pressione sia Aragorn nel libro, come metta sempre davanti il benessere degli altri al proprio (pensiamo a quando, dopo la battaglia davanti a Minas Tirith va a curare Faramir, Eowyn e Meriadoc, senza nemmeno mangiare un boccone o riposarsi un paio d’ore), quando anteponga il bene comune al suo legittimo desiderio di diventare re di Arnor e Gondor e sposare Arwen.

Infine come dimenticare l’importanza del suo aver costantemente “attratto” fuori da Mordor l’attenzione di Sauron rendendolo “cieco” alla presenza di intrusi (Frodo & Sam) proprio a un passo da Barad Dur?

Dialoghi dentistici (dal film: ‘La battaglia dei cinque eserciti’)

Dialoghi dentistici (dal film: ‘La battaglia dei cinque eserciti’)

Tauriel : Se questo è amore, io non lo voglio. Toglimelo. Perché fa così male?
Thranduil: Perché è reale.

Ho sempre pensato che, al posto della parola amore avrebbe avuto più senso la parola dente. E la risposta di Thranduil sarebbe stata oltretutto ineccepibile: se fosse stato un dente finto non avrebbe fatto male: fa male perché è un dente vero, non devitalizzato.

Però, come mi è stato fatto notare, la frase ha senso anche se sostituiamo amore con enorme schwanzstucker
🙂

La mamma dei Cinque Eserciti

La mamma dei Cinque Eserciti

Premessa: come già il film precedente, questo col libro non c’entra un’azza. Ma non è certo questo il principale difetto. E’ mal fatto, con numerose idiozie di sceneggiatura, elementi non chiariti etc. etc

E s’inizia con la scena a Pontelagolungo: se non fosse per la solita neozelandata della freccia, sarebbe discreta.  Oddio, Smaug che, sempre più seccato, continua a fare passaggi “in bianco” sopra la città perché sotto di lui, logorroici, non hanno ancora finito lo spiegone è un po’ triste. Ma son dettagli. Poi, pure lui, invece di incenerire Bard, parte con un pistolotto che ha l’unico scopo di far si che anche lo spettatore esulti quando Bard gli fa chiudere (permanentemente) la ciabatta

Nani ed elfi si separano:  la scena “harmony” tra Tauriel e Fili è a livello di telenovela di serie c doppiata male – i dialoghi tra i due personaggi rimarranno sempre di livello inferiore alle frasi scartate dalla Perugina perché “troppo stucchevoli, perfino per i “Baci”.
Appunto finale: perché i sopravvissuti alla distruzione della città, in inverno, vanno a cercar riparo in mezzo a un deserto? E perché una città che si chiama “Dale” (valle) sta su un montarozzo?
Mah. SceMeggiatori

Passiamo poi alla battaglia di Dol Guldur: una cosa che mette i brividi. Elrond-ninja, il ritorno di GaladrHulk e Saruman che, dopo che la Verdona ha scacciato Sauron, esclama “lasciatelo a me”. Della serie “ se non mi tenevate lo riempivo di mazzate”?
Rabbrividiamo.

E passiamo dai Nani. Dain è un imbecille con una testa di titanio pieno, data la resistenza Probabilmente perché sua mamma lo amava. La mamma di Thorin forse lo amava meno, perché lui impazzisce. E’ una malattia (Eccesso di stronzio? ) che lo rende attaccato al sssuo tessssooooroo. E gli altri che crepino.

E gli altri per crepare fanno il possibile. A parte andare a cercar rifugio in un deserto, decidono di menarsi tra Elfi (e Uomini) contro Nani (dotati di lunghe lance – no, non pensate a Cinzia: quelle sono le elfe) per ripensarci all’ultimo e decidere per un più convenzionale “Uomini, Elfi, Nani ( + 1 Hobbit + 1 mutaforma) e le aquile vs goblin, orchi, mangiaterra, vampiri e troll assortiti. Insomma, rimaniamo sul classico, un po’ come “scapoli – ammogliati”.
Sorvoliamo (come elfi sui nani) sulla “missione” di Legolas e Tauriel a Gundabad (utile grossomodo come un paio di doposci nel deserto) e sul fatto che Gundabad sembra essere a massimo 200 metri da Erebor, visto i tempi di percorrenza trascurabili tra i due luoghi, anche per eserciti appiedati.

E inizia la mega-battaglia, con un fottiglione di nani (e una maiala) più gli elfi e l’alce di Thingol (ok, sciolto il dubbio del primo film: non è “Rudolph la renna” ma un alce ignoto) contro preponderanti forze orchesche. I nostri sono alle strette e stanno ripiegando, per ridurre la lunghezza del fronte, quando ecco suonare la carica. I nostri si aspettano quantomeno tutto il settimo cavalleggeri, mentre appaiono tredici nani (più alcune capre corazzate prestate loro da Peter e Heidi  all’insaputa del Nonno). Devono essere dei turbonani perchè la loro semplice presenza riequilibra le sorti della battaglia. Ma “riequilibrare” non basta. Per vincere una ardita pattuglia di nani rocciatori, dotati di blindo-stambecchi si inerpica sulla cima ove Azog ha installato il suo quartier generale. L’ardito plotone di alpin … ehm Nani (probabilmente sorretti dall’amore delle loro madri) riportano una vittoria (quasi) completa.

Ma il saggio Gandalf avverte. “E’ tutto un inganno!”.
“Me lo dovevi dire prima che pijavo il biglietto”, gli rispondo sottovoce.

Eh si, perché un secondo esercito di orchi/goblin/quelcheè si sta per abbattere sui nostri. Fa fermato!1! Per fermare l’intero secondo esercito partono una mezza dozzina di Nani. . Kili e Fili, malgrado la presenza di “Legolas sniper” e Tauriel tornati dal Gundabad sono in grave pericolo. Legolas, come già nelle Due Torri, è capace di colpire un orchetto al buio, a venti leghe di distanza e stando su un piede solo cantando Yodel. ma non riesce a colpire IL bersaglio principale (ricordate? Al Fosso di Helm aveva clamorosamente mancato Ben Cross travestito da orco; questa volta Bolg(?)) che sta sfacendo a mazzate Fili, Kili e Tauriel. Tauriel sopravvive (peccato), gli altri due no. Intanto Azog e Thorin provano il loro numero per “Holiday on ice”. Azog, fine stratega e tattico innovatore, combatte su ghiaccio tirando un megapietrone incatenato. Dovrebbe slittare all’indietro, ma le leggi della fisica son state sospese, non solo per Legolas. Il numero dei due va avanti abbastanza bene, ma dopo la caduta di Azog sotto il ghiaccio è chiaro che non è ancora finita. Infatti Thorin fa l’impossibile per farsi ammazzare, seguendo passo passo il “cadavere” del suo nemico, aspettando pazientemente che si riprenda e lo fiocini nel piedone. I due si guardano morenti ma un soprassalto di pudicizia evita che si bacino con calore. Ma “arrivano le aquile” e salvano la battaglia persa. Il secondo esercito, paventato da Gandalf, non si palesa, malgrado tutti i “difensori” siano stati annientati.

La scena della morte di Thorin con Bilbo presente è un ottimo esempio di “sprecare una scena perfetta già scritta”. Abbiamo poi un’inutile scena tra Thranduil e Legolas (che se ne va: dove? perché? a cercare uno che non esiste (Grampasso, come soprannome, non è ancora stato dato, sceMeggiatori!)) in cui Thranduil informa Legolas che sua madre (moglie di Thranduil) lo amava – segue telegramma urgente all’opinionista di 6 1 0.
Poi arriva un duetto Thranduil Tauriel, che ci prova che i dialoghisti possono fare peggio dei duetti mielosi di cui accennavo all’inizio, con delle frasi da studio dentistico: “Mi fa male, levalo!” “Ti fa male perché è vero”. Stanno parlando di un dente cariato di Tauriel? Magari! No, parlano del suo amore per il nano ormai trapassato.

Indi Bilbo se ne va alla sveltina da Erebor dopo un rapido saluto. Parte a cavallo, con Gandalf (anche lui a cavallo) ma senza forziere. Arriva l’istante dopo ai confini della Contea (vicino alla dogana vecchia) senza cavallo ma con un forziere e quelle che potrebbero essere bisacce di preziosi. Stendiamo un velo pietroso su quello che gli dice Gandalf, e arriviamo all’asta e alla fine.

Io avrei preferito “finisse” a Erebor, pur di vedere il funerale di Thorin e l’insediamento di Dain. E magari Dain (o Bilbo) dare le gemme a Thranduil.

E Beorn, direte voi? Lanciatosi da un’aquila a bassa quota, si trasforma “a la Actarus” mentre è in aria e atterra orso incazzato. Ha il tempo per dare forse cinque zampate e poi sparisce. Morto? Preso prigioniero? Boh. E Tauriel? Sopravvive alla battaglia e non ne sappiam più nulla. Sarà tornata piangente da mammà? E Dain? E Bard? Non si sa. Ma le loro mamme li amavano? Non si sa.
E io, perché ho speso 11 euro per un film a cui mancano i pezzi? Non si sa nemmeno questo